Banca, critica e autocritica
Articolo pubblicato sulla rivista "NEXUS" n. 115 - Autunno 2020
Cosa faremmo se ogni giorno potessimo accedere ad un vastissimo credito? In quali imprese ci tufferemmo, come spenderemo questo tesoro? La riflessione su come impiegheremmo le nostre risorse ci invita a guardarci dall’esterno, a considerare le nostre scelte di vita da un punto di vista critico, come farebbe un buon amico.
Proviamo a immaginare di avere la disponibilità e la conoscenza di una Banca che ti apre, senza colpo ferire e gratuitamente, un conto. Lo so, la parola “gratuitamente” quando si ha a che fare con le banche, oltre a non esistere, non può neppure essere pronunciata. Ma facciamo un grandissimo sforzo, anche di fiducia, per chi scrive, considerando che magari, vista la particolare situazione, possa esistere e accadere. Non basta, spingiamoci oltre. Ogni giorno, questo Unico e Benedetto Istituto di Credito ci accredita 86.400 euro sul nostro conto. In automatico. Un bonifico, insomma, ordinato da qualcuno a noi sconosciuto, tutti i giorni 7 giorni su 7. E con tale somma possiamo fare tutto quello che vogliamo. Acquistare tutto quello che più ci piace, per noi, o per fare tutti i regali che vogliamo a familiari, parenti e amici.
Tutto quanto sopra solo a 2 piccole, modeste condizioni, ossia che le somme che giornalmente ci vengono versate o bonificate sul nostro conto non producano alcun tipo di interesse attivo perché necessariamente e inesorabilmente devono essere spese in giornata. Ossia entro la mezzanotte del giorno dell’accredito. Senza che la somma eventualmente non spesa possa essere cumulata con quella del giorno prima.
La seconda condizione è che il Meraviglioso e Benefattore Istituto di Credito può, a suo insindacabile giudizio e senza alcun preavviso, chiuderci il conto e il “gioco è finito”.
Non vi sembrerà vero, ma questa Banca c’è ed esiste sul serio. Io, da un po’ di tempo sono un suo affezionato correntista. Ho chiesto perfino due carte di credito per spendere più agevolmente i gratuiti accrediti giornalieri. Per la verità la sola spesa becera, incondizionata e fine a se stessa non mi ha mai entusiasmato, tanto che ho pensato a delle quotidiane piccole forme di investimento in altri settori anche diversi dal mio.
Certamente vi chiederete quale diavoleria c’è, dietro questa possibilità. Quale “catena di Sant’Antonio” cela, e alla fine quale “fregatura” nasconde. Nessuna, posso assicurarvelo, e per chi mi conosce sa che non dico e tantomeno scrivo fesserie. Prima di darvi nome, indirizzo e telefono del capo area di tale Istituto però vorrei che mi diceste cosa ne fareste di 86.400 euro al giorno. È una bella somma e, credetemi, non è facile spenderla agevolmente. Lo si potrà fare il primo, il secondo, il terzo giorno ma, chi più chi meno, non essendo allenato a ciò, dopo una decina di giorni si faticherà moltissimo.
Sicuro, penseranno i più, di questo però ci preoccuperemo dopo, adesso tiraci fuori il nome di questa “Santa Banca”. Niente di più facile! Questo Benemerito Istituto è la “Banca del Tempo”. Ogni giorno, infatti, ci mette a disposizione 86.400 secondi uno sull’altro, sonanti e scanditi da un frenetico ticchettio, tutti i giorni, 7 giorni su 7. Tutti i secondi, quindi così come contrattualmente previsto, i minuti o addirittura le ore che non adoperiamo, al termine della giornata, a mezzanotte, se ne vanno per sempre. E questo conto corrente fantasmagorico, straordinariamente preciso, senza errori e senza nessun addebito per tenuta conto, può esserci chiuso senza preavviso alcuno. Senza nessuna mail, nessuna telefonata preventiva. Neanche un sms o un whatsapp. E noi non sapremo mai quando avverrà, come e perché. Non ci è dato di saperlo. Eppure rientra in una chiara e precisa clausola contrattuale addirittura da noi mai sottoscritta.
Certamente dopo l’iniziale delusione per l’assenza dei quattrini, non possiamo non soffermarci a riflettere, magari solo un attimo del nostro tempo, per fare alcune considerazioni su cosa facciamo e soprattutto chi siamo. Dovremmo aprire allora una finestra in noi stessi, per guardarci e osservarci attentamente, per capire meglio oltre a come siamo fatti anche quale considerazione hanno o potrebbero avere gli altri di noi. E non perché questo debba necessariamente segnarci o preoccuparci. Ma solo e unicamente perché sapere cosa pensano gli altri può farci piacere e, se del caso, aiutare a correggerci e migliorare.
Scopriremo così che, per qualcuno, rappresentiamo il mondo, con tutto ciò che esso ha di più bello. Per le persone più care, più vicine. Ma anche forse per i nostri amici, partner in iniziative, magari anche per i nostri soci in affari o per i nostri collaboratori. Certo, non a tutti e per tutti possiamo essere affidabili e preparati, importanti e lungimiranti, colti e simpatici, e chi ne ha più ne metta ma, sono convinto, ciascuno di noi è, magari solo per sé stesso, prezioso e unico. E allora dobbiamo rafforzare e pure tirar fuori le nostre migliori doti, le nostre capacità, la nostra forza insieme a tutti i punti meritevoli. Per scoprire e rallegrarci perché e per chi siamo “il mondo”, per confrontarci e costruire il nostro tempo. Per trascorrerlo e impiegarlo nel modo migliore, non dimenticando mai che c’è sempre qualcuno pronto a criticarci.
Per la verità oggi, e ne conosco moltissimi, sono tanti coloro che, quasi come se facessero dello sport, sono prontissimi a criticare tutto e tutti. Solo perché tale attività è gratuita e non comporta rischi ed è la cosa più semplice da fare. Quella che non ha bisogno di alcun confronto, che non ha avuto la necessità che qualcuno si cimentasse o si impegnasse a proporre qualcosa. Di quella critica costruttiva, sana, propositiva si è persa ogni traccia. Di quella distruttiva, priva di logica, se non quella di dire le cose che la gente vuol sentirsi dire, scusate il bisticcio di parole, ne abbiamo fin sopra le orecchie. Le idiozie ormai ci inondano, ci escono persino aprendo i rubinetti dell’acqua di casa.
La critica dovrebbe essere qualcosa che nasce perché qualcuno ha un punto di vista diverso dal nostro. Che si aspetta qualcosa di diverso perché fatto secondo una logica e una proposta non coincidente con quella portata avanti. A costoro tanto di cappello e considerazione. Anzi, costituiscono la vera critica. Sono coloro che ti fanno riflettere e che in alcune circostanze bisogna anche saper ringraziare. Sono costoro che, purtroppo, sono come le mosche bianche. Sono i nostri migliori consiglieri gratuiti. Perché dobbiamo ringraziarli per averci fatto capire cose che hanno migliorato il nostro lavoro, il nostro stile di scrivere, il nostro modo di presentarci. Forse, in talune circostanze, se non avessi preso sul serio le loro idee e le loro proposte, molto probabilmente avrei commesso degli errori anche macroscopici.
Ad essi, e non me ne vergogno, ancora una volta un grazie di cuore in quanto, avendo delle buone intenzioni a mio riguardo, mi hanno criticato, dandomi la possibilità di riflettere e quindi prendere la decisione più giusta. Già, riflettere. Per fortuna posso ancora attingere ogni giorno dalla mia Banca preferita del “Tempo”, quello che mi serve e necessita.
Poterlo fare e saperlo fare, vi assicuro, sono due cose importantissime. Provateci anche voi e, ne sono certo, ne ricaverete grandi vantaggi.
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