Momenti di gloria
Un vecchio proverbio dice che c’è solo una cosa peggiore di diventare vecchi… non diventarlo! Ma quando quel momento arriva, allora inizia la vera battaglia. Una battaglia che alla fin fine si sa già di perdere, ma che proprio per questo va combattuta, per inseguire una parola tanto bella quanto desueta… la Gloria!
Sono stufo! Questa volta ho deciso!
Niente e nessuno potrà convincermi di arrendermi all’evidenza di questo fatto ineludibile ed incontestabile su cui ragiono da alcuni giorni. Non me lo toglie più nessuno dalla testa e voglio non più abbassare il capo come fanno tutti. Basta, voglio smettere di invecchiare!
Conosco persone, amici, che continuando ad accumulare giorni su giorni, mesi su mesi, anni su anni, si sono ridotti assai male. Con le palpitazioni per colpa del cuore e con il respiro sempre più affannoso. Traballanti per colpa delle gambe e rimbambiti per colpa della testa che sembra decida sempre di fare un’altra cosa o, peggio, fa l’esatto contrario di quello che dovrebbe fare. Ma io, che sin da piccolo venivo apostrofato come una “testa dura”, non condividendo tutto ciò, ho deciso di oppormi fermamente a quello che, secondo me, oltre ad essere ingiusto è anche, passatemi il termine, una fregatura. Ma come, mi domando e dico, ora che incomincio a capire come funziona il mondo, come gira, dove sta andando e cosa potrei fare per migliorarlo e migliorare la mia esistenza, devo invecchiare e non essere più me stesso? Impossibile, non potrò mai accettarlo.
Certo, non credo che basti baciare il ranocchio per trasformarlo in principe, ma almeno, devo tentare.
Naturalmente Madre Natura se ne frega di questo mio sano proposito, e continuerà inarrestabile la sua lenta opera di demolizione corporale del sottoscritto. Il Padreterno a tal proposito potrebbe certamente intervenire in mio aiuto ma, considerato tutto quello che ha da fare e tutte le altre ben più importanti questioni di ogni giorno di cui deve occuparsi, sono abbastanza sicuro che, pur avendo voce in capitolo, non lo farà.
Chiaro che, questi due formidabili avversari che farebbero desistere chiunque a continuare a lottare mi infondono sì molte preoccupazioni ma mi inducono, ancor di più, a tener duro e a non mollare. E non perché io sia di quella fazione, anzi, ma per consolarmi mi viene in mente il motto che chi ha più nemici ha più possibilità di conquistare la gloria.
Ho così deciso di bandire le cattive compagnie. Lì dove per “cattive” intendo tutte quelle persone che non fanno altro che lamentarsi, perché ritengono di non essere più quelli di una volta, di non riuscire più a fare questo o quello o, peggio, hanno deciso di rinunciare a priori di fare qualsiasi cosa perché “non hanno più l’età”.
Faccio di tutto quindi per fermare il tempo, per viverlo ed impiegarlo, per fare quello che più mi piace. Se poi qualcuno mi chiedesse cosa faccio, rispondo a trentadue denti – perché vi assicuro che li ho ancora tutti – “lavoro”. Ed ho la fortuna di fare il lavoro che mi piace, che ho scelto, che mi è stato insegnato e che mi ha dato, e spero mi dia ancora, molte soddisfazioni.
Per la disgrazia di chi mi legge ogni tanto scrivo e – lasciatemelo dire – lo faccio per divertirmi. Sicuramente i miei non sono trattati filosofici che fanno arrovellare il cervello ma, senza lode e senza vergogna, possono essere anche utili per una qualche forma di riflessione, e comunque, quando lo si volesse, si può sempre interrompere la lettura.
Ma è la vecchiaia, questa brutta terribile malattia che invece dovremmo interrompere, battere, sconfiggere. La lettura forse può darci una mano in questo ma, per leggere c’è bisogno che qualcuno scriva, e così… eccomi qui!
Sono molto arrabbiato in questo periodo perché, come tanti, ho buttato un anno e mezzo della mia vita. La pandemia non ci ha consentito di fare quello che volevamo, anzi i più sono stati costretti o a non fare o a fare cose che, forse esagero, non si sognavano nemmeno.
Abbiamo scoperto il lock down, lo smart working, gli incontri online, l’insegnamento a distanza. Per la verità tutti, o quasi tutti, abbiamo perso e buttato via quello che invece dovremmo riempire o gelosamente custodire.
Non è stato un fermo biologico, anzi! L’erosione vitale del tempo ci ha maggiormente aggredito: non ho potuto fare tutto ciò che sono abituato a fare, io, che mi nutro di emozioni, di curiosità, di nuove scoperte, di nuove sfide.
Sfidare il tempo è proprio questo. Non fermarsi mai con la testa e con il corpo. Tanto prima inizia l’esercizio di questa sfida, tanto prima inizieranno quelle legittime soddisfazioni, anche piccole se volete, ma che sono un importante anti age per combattere e contrastare, sempre e dovunque, quell’incontenibile avversario della vita che ogni giorno, inconsapevolmente, incontriamo.
Non sediamoci con lui al tavolo dei vecchi cercando di farcelo amico. Non può esserci amicizia con chi si nutre del nostro corpo.
Dobbiamo vivere nutrendoci di voglia di fare e di soddisfazioni. E lo dico soprattutto ai giovani che di tempo davanti a loro ne hanno certamente molto ma che, purtroppo, solo quando questo è passato si renderanno conto di cosa hanno perso.
Facile e semplice a dirsi, difficile se non impossibile a farsi. Ma come è nel mio stile, non mi arrendo e non mi arrenderò mai e, oltre a dirlo, addirittura lo scrivo e l’ho scritto. È un’idiozia stare lì fermi a guardare scendere il tempo come fanno i granelli di sabbia della clessidra della nostra vita. Incantiamoci e soffermiamoci su altre cose e, vi assicuro, ce ne sono molte.
Perché i nostri formidabili avversari, che gestiscono e corrodono la nostra vecchiaia, quali il Padreterno e Madre Natura, per fortuna ci hanno dato e ci danno anche molte possibilità di riscatto e riflessione. Dobbiamo solo scegliere quando e quanto soffermarci.
Quando e quanto lottare per partecipare alla nostra battaglia lunga e difficile, senza però darsi mai per vinti.