Il regalo
Da bambini i compleanni sono lungamente attesi, da ragazzi un po’ meno, da adulti molti preferiscono fingere di dimenticarsene. Ma in tutti i casi l’ingrediente fondamentale è uno: i regali. Se sono “sentiti”, è meglio!
Ogni anno, in un tal mese e in un tal giorno, per ciascuno di noi ricorre l’anniversario della propria nascita; ovvero celebriamo, fin dalla nascita, tale ricorrenza.
Festeggiamo insomma, il compleanno o, com’è meno conosciuto, il nostro genetliaco o natalizio.
È indubbio che nel bambino, è un momento assai particolare e importante perché suggella e rafforza l’unione alla sua famiglia, per sentirsi amato e sempre più considerato nel suo mondo, fra i suoi cari, genitori e parenti, ma anche con e fra i suoi amici.
Per noi adulti è un’occasione per salutare il passato, celebrare il presente e pensare a buoni auspici per il futuro oltreché ringraziare gli amici per la loro vicinanza e il loro supporto.
Festeggiare la ricorrenza non è certamente un obbligo, tanto è vero che conosco più di qualche persona che non lo fa, ritenendo tale giorno né più né meno che un giorno qualsiasi o, addirittura, ripudiando l’idea dell’invecchiamento che questa festa può obtorto collo rappresentare.
Meglio fare gli struzzi, secondo costoro, che ricordare e addirittura festeggiare.
Le mie radici e tradizioni familiari, invece, mi spingono a farlo, individuando perfino alcune date più significative come per esempio la maggiore età o i quarant’anni, ovvero il segnale della maturità;
i cinquant’anni, dove si compie il salto e si diventa consapevoli a tutto tondo della vita, avendo superato prove e ostacoli importanti.
Trovo che festeggiare il giorno del compleanno, insomma, contribuisca a star bene con sé stessi oltre che con gli altri, ad accrescere la propria autostima. È, per certi versi, indispensabile; per dedicarsi qualche ora ricordando il proprio passato, da dove si è venuti e il cammino di vita intrapreso.
Conseguenza logica di questo giorno è fare e ricevere auguri, a seconda se si è festeggiati o invitati e, lasciatemelo dire, cosa c’è di più bello e significativo dell’attenzione particolare di amici e familiari in quel giorno specifico in cui ricade l’anniversario della propria nascita?
L’altro aspetto, certamente importante e non secondario è quello che, in questo fatidico giorno spensierato e gioioso per tutti, al festeggiato vengono consegnati presenti e regali di ogni tipo e natura. Il solo scartare le confezioni ricevute è cosa che riempie di curiosità e soddisfazione, spesso anche di sorpresa o delusione ma, sia bene inteso, è il momento magico che, nella maggioranza dei casi si ha sul finire della festa.
Ricordo, ero ragazzo, una storia a proposito di regali che mi raccontò un mio stimato professore di letteratura, ex bersagliere e accanito fumatore.
Era infatti quello il tempo in cui era permesso fumare in ogni luogo ed egli, durante le ore del suo insegnamento, era una vera e propria ciminiera. Non aveva bisogno di accendini o fiammiferi perché, prima che fosse completamente esaurita, con la stessa accendeva la sigaretta successiva e così via per tutte le ore di lezione.
Colto, sempre ben vestito, preparato e simpatico, ma allo stesso tempo esigente autorevole, aveva denti nerissimi e dita gialle di nicotina e un odore di fumo albergava sempre intorno a lui e ai suoi abiti, comunque eleganti e un po’ retrò.
Invitato a una festa di compleanno di un’attempata nobildonna, decise di portarle il più antico dei regali, ovvero un libro, un bel libro a suo dire, di cui non ricordo più il genere essendo passato tanto tempo.
Era solito, per la verità anche per la sua professione letteraria, regalare in tale occasioni libri che, a suo dire, sceglieva a caso e velocemente senza curarsi troppo della eventuale correlazione che, invece, doveva esserci tra il regalo e il lettore.
La festeggiata aprì così il pacco con trepidazione, raccontando ai presenti che anche il precedente anno aveva ricevuto dal professore un libro, che le era particolarmente piaciuto e a cui si era molto affezionata.
La sorpresa prima e la delusione poi si impadronì di lei quando si accorse che era lo stesso libro che aveva ricevuto l’anno prima e, pur ringraziando il professore, gli disse del macroscopico errore accaduto. Il più assoluto disagio pervase il professore che rimase quasi senza parole, tanto che a mala pena riuscì a scusarsi dicendo che, avendo sentito parlare così bene della storia e dell’autore, non si era ricordato di averglielo già omaggiato l’anno precedente. Sostenne inoltre che, nel dubbio, aveva già avvertito il libraio che, se non fosse piaciuto, il libro sarebbe potuto essere cambiato.
Fu così che, il nostro fumatore seriale ritirò con mille scuse il libro, condividendo la richiesta della nobildonna che fosse lui, esperto, a sostituirlo con un altro.
Il pomeriggio del giorno dopo tornò in libreria, ovviamente per acquistarne un altro, perché era una balla macroscopica detta a fin di bene che il libro potesse essere sostituito. Mentre girava per gli scaffali, una mamma assai piacente di un suo allievo lo riconobbe e iniziarono amabilmente a dialogare. Dopo un po’ di tempo trascorso a chiacchierare del più e del meno tra gli scaffali del grande negozio, la signora che aveva già deciso cosa acquistare, propose di uscire a prendere un tè.
Il nostro bersagliere sentì il suono della fanfara dentro di lui, si affrettò ad acquistare così un nuovo libro e gli occhi caddero su un volumetto con una copertina accattivante e rossa, e per giunta dello stesso autore di quello che aveva acquistato un paio di giorni prima.
Non ci pensò due volte, con la signora al fianco, passò in cassa, si fece fare una confezione regalo e pagò.
Il tè e la signora erano diventati più importanti e non potevano certo aspettare.
Il giorno dopo, sempre nel pomeriggio perché la mattina la scuola gli occupava gran parte del tempo, telefonò alla festeggiata per andare a consegnarle il nuovo acquisto.
L’attempata nobildonna lo ricevette con tutti gli onori nel grande salotto della sua casa. Il professore non perse occasione per tornare a scusarsi dell’imperdonabile errore, ma in compenso però ebbe modo di spiegare che aveva così tanto ragionato su quale fosse il nuovo libro da regalarle che, in analogia, conoscendo il valore dello scrittore e i suoi successi letterari, aveva optato per lo stesso autore e lo stesso genere perché convinto che fosse una garanzia per la ricercatezza e la variabilità dei vocaboli contenuti.
Insomma, riuscì con questa descrizione, a creare ogni aspettativa oltre che a far gioire la signora, che certamente non aveva molto da fare e la lettura era il suo hobby preferito.
La nobildonna scartò tutto d’un fiato il pacchetto regalo che racchiudeva quella speranza ambita di una buona lettura. Il rosso lucido della copertina quasi le abbagliò la vista, ma quando lesse il titolo, il nome dell’autore e la scritta in nero grassetto “Seconda edizione”, capì immediatamente che altro non era che la ristampa in un altro formato e con un diverso layout del libro dell’anno prima, già oggetto della restituzione.
Il suo volto e uno sguardo più attento del famigerato volumetto, fecero sprofondare il nostro distratto e sfortunato professore nel più cupo dei silenzi.
Non disse nulla; si alzò, salutò frettolosamente pieno di vergogna e pensò in cuor suo che quella sarebbe stata l’ultima volta in vita sua che avrebbe regalato un libro.
Truffaldina fu la distrazione di incontrare la piacente mamma del suo allievo proprio in quel giorno; galeotta la scelta in fretta e furia di quel volumetto che così tanto, per il colore della copertina, aveva attirato la sua attenzione; ergastolano il pensiero di sorbire il tè e forse qualcos’altro con la piacente e prosperosa signora.
Del resto, è risaputo. Regalare un libro non è cosa così facile, così scontata.
E poi un regalo non è un regalo, per lo più per un compleanno, se non è assolutamente pensato per la persona che lo deve ricevere.
Foto: Harry Strauss da Pixabay