Insolite vacanze, Teodoro Russo blog

Insolite vacanze

L’amore del nonno per il nipote è ancora più puro, disinteressato e schietto di quello del genitore, esente da tutte quelle aspettative che mamma e papà inevitabilmente ripongono sui figli. È un sentimento tanto prezioso quanto naturalmente fragile e, talvolta, non compreso.

Agosto, lettore mio non ti conosco… e a dire la verità sono stato tentato di applicare questa regola, da me parafrasata, a mio uso e consumo.
Poi, però, non ho resistito; non potevo lasciare chi mi legge e per giunta in vacanza, senza essere tediato dal mio solito scritto, da qualche mia riflessione o ricordi di storie accadute o pur anche di qualche baggianata che mi passa o mi è passata per la mente.

A proposito di vacanze, mi ricordo quella storia, raccontatami da quel tale già anziano, che ogni tanto e non avendo niente da fare, incontravo mentre passeggiava nei pressi di un mio cantiere.
Era la fine di agosto di qualche anno fa, l’estate ormai volgeva al termine e aveva lasciato in lui momenti di sconcerto e pensieri cupi che sembrava volesse condividere con me.

Già un mese prima e in altre circostanze, lo avevo ascoltato proprio per non contraddire e soprattutto non far dispiacere a una persona anziana che, con quei suoi modi educati e gentili, oltre a farmi tenerezza , mi incuriosiva non poco perché di lui non sapevo nulla o quasi, se non che fosse una persona benestante e che era rimasto vedovo da qualche anno.

Mi raccontò così che, per tutto l’anno, viveva da solo in un paese quasi in montagna, in una grande casa poco distante dal centro.

Tutti lo conoscevano e stimavano, non c’era persona che incontrandolo non lo salutasse o non gli chiedesse come stesse andando la vita senza la sua adorata moglie, con la quale aveva trascorso oltre mezzo secolo. Se n’era andata per uno di quei mali incurabili qualche anno prima, senza avere il tempo, come diceva lui, di dire neanche un amen.

Gli inizi furono assai duri e, come mi disse, l’unico modo di superare il dolore era imparare a sopportarlo.
Poi, la misericordia della rassegnazione e l’arrivo di un nipotino dal suo unico figlio maschio contribuirono, se non ad una ripresa, ad accettare la vita o quello scorcio di esistenza che gli restava da trascorrere.

Ed era così che, pur non dicendolo a nessuno, men che mai ai suoi familiari, ormai da qualche anno non vedeva l’ora che arrivasse giugno, mese in cui suo figlio, la moglie e il suo adorato nipotino, si trasferivano per i mesi estivi nella sua grande casa.
Gli spazi non mancavano, anzi, ne avanzavano addirittura, e la gioia di avere vicini i suoi cari quasi lo trasformava.

Mi raccontava che, da taciturno che era diventato, in quel periodo era la persona più espansiva del paese,

sempre in giro con quel suo orgoglio di nipotino al quale non lesinava di trasmettere tutto ciò che un bimbo di cinque o sei anni può comprendere.

Il legame, già naturale tra nonno e nipotino, si rafforzava sempre di più, mese dopo mese, anno dopo anno, tanto che anche per il piccolo non c’era persona migliore e più brava del nonno – oltre naturalmente ai suoi genitori – con il quale non vedeva l’ora, ogni estate, di trascorrere il suo tempo.

Era una vera e propria spugna nell’apprendere gli insegnamenti e i consigli di quello che era diventato il suo migliore amico, il suo confidente, addirittura il suo idolo che, in molte circostanze e nel periodo in cui non era nel paese dal suo vecchio, lo imitava ed emulava, non nascondendo tutto il suo affetto, il suo amore ma anche ammirazione per quella persona che spendeva tanto tempo a parlargli e ad insegnargli ogni cosa.

Con l’andare del tempo però, questo suo particolare trasporto nei confronti del nonno, fu interpretato dai genitori, in particolar modo dalla mamma, così eccessivo, che sarebbe stato deleterio per lui non ridimensionarlo;

l’unico modo per farlo era quello di allontanarli,

non facendoli incontrare per un periodo così lungo, l’estate appunto. E sempre su proposta della giovane moglie, il figlio riferì al padre che quella estate era il caso che non restasse con loro, che andasse anche lui a fare una vacanza. Anzi, il figlio stesso avrebbe provveduto a mandarlo, per qualche tempo, in una qualche località di villeggiatura al mare, proprio per fargli cambiare aria e sottrarlo alla monotonia del suo paese.

L’anziano genitore ci rimase di stucco. A nulla valsero le sue argomentazioni sulla non necessità di andare in una località marina e che non vedere il nipotino sarebbe stato per lui come ricevere una ferita mortale. Si rese presto conto che non c’era nulla da fare. Ormai avevano deciso o, meglio, la giovane nuora aveva convinto o costretto il figlio che bisognava fare di tutto per allontanarli al fine di ridimensionare il bene e il legame che nonno e nipotino avevano costruito. Il figlio gli promise che, comunque in qualche circostanza, sarebbero venuti a trovarlo, insieme al piccolo per alcune ore e magari pranzare insieme. Così fu.

Al nonno fu trovato alloggio in una struttura insieme ad altri coetanei. Però, dopo alcuni giorni, la lasciò perché aveva trovato sistemazione in un piccolo appartamento che, seppur seminterrato, non lo privava della sua privacy e di organizzarsi le sue cose così come era abituato a fare.
Forse fu anche l’illusione che, alla fine, figlio e nuora avrebbero consentito, seppur per pochi giorni, a lasciargli il piccolo per qualche tempo.

Dopo circa un mese che l’anziano si era trasferito in questa località marina, inconsapevolmente ebbi modo di assistere all’unico incontro tra nonno e nipotino. Quest’ultimo appena lo vide, su un largo marciapiede del centro, gli corse incontro, gli saltò al collo e lo abbracciò. Rimasero così stretti per qualche minuto.

Il nonno non poteva nascondere le lacrime che gli solcavano il volto,

non riusciva a parlare ed io, che ancora non conoscevo tutti i retroscena che solo successivamente l’anziano mi raccontò, rimasi così colpito dalla gioia e dalla forza del loro abbraccio che mi compiacqui e commossi nello stesso tempo.

Come detto all’inizio, solo alla fine di agosto, conobbi e capii meglio i particolari di questa storia.
Non ebbi più modo di incontrare, negli anni seguenti, l’anziano signore, vuoi forse perché il cantiere era finito, vuoi forse perché aveva cambiato località per trascorrere le sue vacanze forzate o che ci sia stato un “ravvedimento operoso” da parte dei suoi famigliari e siano tornati a trascorrere il periodo estivo tutti insieme, nella grande casa del paesello di montagna vicino al centro. Spero vivamente che quest’ultima ipotesi sia quella giusta…

Non so esattamente perché ho voluto scrivere di questa storia triste, così innaturale quasi, ma ho la sensazione – suggeritami forse dall’esperienza o dai troppi fatti che la vita mi ha portato a conoscere – che non sarà l’unico caso di violenza affettiva nei confronti di un anziano e di un bimbetto.
È una storia che non ha una morale, perché in realtà ha più morali.
Ad ogni lettore la possibilità di interpretarla come crede, di disquisire o meno su questo o quel comportamento, ma certamente a tutti, com’è successo a me, rimarrà molto amaro in bocca.

Foto: Mabel Amber, who will one day da Pixabay