Vivacchiare Teodoro Russo post blog

Vivacchiare

Cari amici lettori, purtroppo gli impegni e le peripezie della vita non mi hanno consentito di far ciò che più mi diletta; ovvero scrivere e raccontare. Riprendendo l’intervento di Papa Francesco in una delle Sue recenti omelie, posso confermare che non si vive più ma si vivacchia.
E lo scopo della vita di ciascuno di noi non è certamente quello di VIVACCHIARE, o meglio non dovrebbe esserlo.
Per me è esattamente l’opposto, ovvero non mi faccio certamente passare sopra la testa il mio tempo senza viverlo, senza impiegarlo. Lo riempio così tanto che devo sacrificarmi e non fare, molto spesso, persino quelle cose che più mi piacciono.
Un uomo “grande” non è colui che per essere tale fa sentire gli altri più piccoli, ma colui che riesce a far sentire “grandi” gli altri, parlandogli e coinvolgendoli. Ho fatto mio questo pensiero e credo che, attraverso lo scrivere, io possa aggiungere molte più persone a quelle che normalmente incontro o con cui lavoro.
E non per sentirmi grande, ma solo per trasmettergli un modus vivendi che, certamente con sacrifici e un impegno costante, mi ha portato ad essere quello che sono.
Ed è perciò che, in questa circostanza, salvandomi in calcio d’angolo, vi invito a leggere un mio simpatico scritto di qualche anno fa, “Violini e Bidet” appunto. Per non privarci, reciprocamente scrittore e lettori, di incontrarci nelle pagine di questa pubblicazione.

VIOLINI E BIDET

Scrivere e narrare avvenimenti non è il mio lavoro, tantomeno la cosa che faccio meglio, e di questo chiedo venia ai lettori che, purtroppo o magari per sbaglio, sono qui a leggere quello che – per un motivo o per l’altro – mi passa per la testa.
Certo, direte voi, e perché lo fai allora? Perché scrivi e ci assilli con racconti magari idioti a cui non siamo neanche abituati?
Rispondo subito!

Non so neanch’io perché lo faccio, ma la cosa certamente mi diverte e, se permettete, non è cosa da poco.
E poi le storie più curiose non sono sempre quelle inerenti un fatto, un avvenimento o una persona, bensì quelle che parlano di cose, di oggetti anche più strani che con il racconto si animano e prendono corpo: una strada, una macchina, un giocattolo, una casa, un vaso di porcellana.
Ecco proprio di un vaso di porcellana… bianco.

L’Italia è una Repubblica fondata sul Bidet.

Che, detto senza alcuna ironia, non è affatto una brutta cosa.
Anzi, è la ragione fondamentale che, per almeno questa circostanza, permette al nostro paese di staccare tutte le altre comunità civili del mondo, contribuendo a renderlo il più chic e raffinato anche nei confronti di quelli che notoriamente, per altri mille motivi, consideriamo più “avanzati”.

L’uso comune ed usuale di questo importante accessorio da bagno ci eleva, senza alcun dubbio, al di sopra di ogni altro popolo, società e cultura. Siamo evoluti senza soffermarci al consueto sciacquone.
La rivalità con i nostri cugini francesi, così accesa sui vini, i formaggi, in cucina, le auto, la moda, è – senza ombra di dubbio – a nostro favore quando in viaggio di lavoro ci rendiamo conto che, anche nel più bell’albergo della blasonata Parigi, il nostro “immarcescibile Bidet” non c’è!

Dacci oggi il nostro Bidet quotidiano, pensiamo quando soggiorniamo tra quegli aborigeni selvaggi dell’Europa o dell’America. Perché, come soffriamo noi italiani l’assenza dello sciacquettio delle parti intime, nessun altro al mondo la patisce!

Certo sono convinto che abbiamo tante cose da insegnare agli altri popoli, agli altri stati, ma di nessuna possiamo andare così fieri come del nostro umile, piccolo, modesto ma preziosissimo Bidet.
I giapponesi si vantano della “Cerimonia del The”, i tedeschi e gli inglesi si contendono il primato della produzione e degustazione della birra, noi esibiamo a fronte alta e calzoni abbassati il “rito del Bidet” che, scusate la partigianeria, è assai più sfizioso.

Interessante è far notare che, per altro, il sostantivo in questione non è certamente italiano, bensì francesissimo, così come arrivò sicuramente d’oltralpe l’origine del nostro prezioso ninnolo.

Sembrerebbe che, agli inizi del ‘700, il suo probabile inventore l’avesse installato nella residenza dell’allora Primo Ministro Francese.

Fu così che un nostro Ministro degli Esteri, amante della moglie del Primo Ministro Francese, la incontrò una qualche volta mentre lei “era a cavallo su un amabile sgabellino a forma di violino”: per la prima volta si parlò del Bidet, definito “sedia delle pulizie” negli inventari dell’epoca.
Pare che il suddetto vocabolo fosse stato adottato per assonanza con il termine francese “cavallino” (data la posizione che si assume quando si è seduti sopra).

Il probabile inventore fece così installare almeno un centinaio di queste “sedie delle pulizie” a Versailles ma, visto il poco successo, furono prontamente rimosse e alcune di esse finirono in Italia.
Da allora, noi italiani, popolo così ingiustamente vituperato, abbiamo adottato il Bidet nei bagni come fatto di civiltà, ancora prima della lavatrice, della televisione e della lavastoviglie.

Il Portaviolino, l’aveva identificato un musicista inglese dell’800 in visita al nostro paese.
Un lavandino per bambini (vista l’altezza) la piccola figlia di un mio cliente tedesco, che a tre anni non lo aveva mai visto. Non vi dico la gioia della bimba, che al suo “lavandino” lavava felice i dentini e faceva il bagnetto alla bambola con comodità. Unica nota stonata non aveva lo specchio all’altezza giusta…
Figuratevi un po’, potrebbe essere una bella idea quella di avere il Bidet con lo specchio, ma forse è meglio andare oltre…

Quel che ancora si può dire è che purtroppo noi italiani, come spesso ci capita, abbiamo abbandonato il Bidet, nostra gloria nazionale, nel dimenticatoio, facendolo diventare un qualcosa di anonimo ed inspiegabilmente uguale.

Sbagliatissimo! Sul Bidet potremmo costruire un radioso avvenire.
Lo dico in primis anche a me stesso, che costruisco case e di conseguenza bagni.
Perché un Bidet deve rimanere così essenziale? Perché non valorizzarlo?

Come lo vorrei io il Bidet? Semplicemente rivoluzionario!

Mi spiego. Cos’è quel miserabile getto solitario che sputacchia acqua? Vogliamo un getto regolabile, anzi doppio o meglio triplo getto regolabile.

E poi perché i getti devono essere uguali per uomini e donne? Forse che siamo fatti uguali? Eh no, vivaddio! Se sei donna ti serve un getto delicato, adatto appunto ad una signora. E poi vorremmo avere anche un getto che massaggi un po’, vale a dire che alterni getti forti a getti tenui come un piacevole massaggio. Ancora, che il getto possa essere anche oscillante per una pulizia più completa e a fondo.

Ma, scusate, abbiamo docce che sembrano studiate dalla NASA, con dei box che sembrano navicelle spaziali per andare su Marte, e per il nostro amato Bidet dobbiamo fermarci a quel miserevole pisciarello?
Alt, abbiate pazienza, non ho ancora finito.

Perché prima di alzarci dobbiamo adoperare le nostre delicate manucce per dare una bella pulizia? Ma siamo matti?

Signori bideisti (ossia costruttori di Bidet) pensate a un getto finale che pulisca, disinfetti e asciughi senza bisogno di alcun trattamento manuale.

Tutto naturalmente regolabile, grazie alla domotica e ad internet, e collegato con un’apposita app al nostro telefonino.
Molto potrei ancora dire per esempio…

Come, non ne potete più!? Vabbè, tenetevi pronti ad una seconda puntata… non è una promessa, ma una minaccia!

Immagine generata da IA con Microsoft Designer