L’anno che verrà…
Da quanto tempo abbiamo smesso di guardare al Nuovo Anno con fiducia e speranza? Dalla crisi del 2008? Quella del 2011? Dal Covid o dalla Guerra in Ucraina? Per il 2025 concentriamoci e facciamo un esercizio: pensiamo a qualcosa di buono per noi, crediamoci e poi lavoriamo per esso. Non sarà un anno mal speso.
Il 2024 è ormai dietro le spalle e il 2025 è iniziato con tutto il suo bagaglio di accadimenti e di novità, di fatti e notizie che, ormai, non ci sorprendono più; quasi neanche ci incuriosiscono e ci preoccupano. È quasi come se ci fossimo abituati e assuefatti a vivere nell’incertezza, nella miriade di incognite e prospettive generate da quella pluralità di problemi e di conflitti conclamati che attanagliano il mondo intero.
La clessidra del tempo che scorre inesorabile per tutti noi, ci sta rendendo apatici a ogni notizia, quasi indifferenti, non sconvolgendoci più come poteva accadere in un passato anche recente. Questo, riconosciamolo, non è certamente un fatto positivo. Ci siamo abituati, camaleonticamente, a vivere o meglio a sopravvivere, quasi senza accorgercene, in questo clima che, al pari del cambiamento climatico e dei suoi effetti sconvolgenti e catastrofici, non ci turba più di tanto. Quello che un tempo generava in noi incredulità e sorpresa, oggi lo viviamo quasi con indifferenza.
Quella che una volta era la ricetta di pensare fiduciosi «al tempo che verrà» – per vivere meglio il presente e lasciare dietro le spalle il passato – con tutto il suo fascino e le sue aspettative, è diventato un esercizio quasi misterioso, che nessuno più ricorda o vuole ricordare.
Quelli che erano buoni pensieri o buone abitudini per affrontare il futuro nel modo migliore, alla stregua delle tisane rilassanti, non ci sono più. Come infusi scomparsi dalle vetrine delle erboristerie per lasciare il posto ad altri prodotti meno naturali e biologici, ma con un effetto di grande assuefazione e tolleranza a ciò che accade.
E intanto il tempo scorre, passa inesorabile e inclemente non curandosi di ciò che ci circonda e ci attanaglia.
Sembra anzi che la sabbia della nostra clessidra della vita scorra più velocemente e nulla possiamo fare per rallentarla, se non adoperarci per viverla nel modo migliore, nel modo che più ci aggrada. Anche il decadimento fisico, che naturalmente ci accompagna e che ci accorgiamo di avere, diventa materia di riflessione, al pari di ogni altra cosa che dobbiamo affrontare e superare nel modo migliore. Non per vincerlo e sradicarlo perché impossibile, ma per rallentarlo nella piena consapevolezza che non esiste un antidoto. Solo la buona volontà e la costanza nel non ignorare la naturale stanchezza possono aiutarci a sfidare le leggi del tempo, per confrontarci con esse e relegarle il più possibile in un ambito di accettabilità e convivenza.
Quelli della mia generazione sono cresciuti in un’epoca dove ogni giorno era un po’ meglio di quello precedente, dove ogni cosa era un traguardo, una meta da raggiungere, dove il lavoro era un dovere ma anche un piacere; dove al sacrificio quotidiano e costante corrispondeva la soddisfazione di nuove conquiste; dove l’aria ed il cibo erano migliori; dove con poco ci si divertiva e si era sereni.
Questi forse, i veri antidoti alla decadenza fisica e mentale, ma anche alla rassegnazione del non far nulla per migliorare le cose.
La passione per ciò che si fa, per il proprio lavoro, ma anche la continua voglia di capire e conoscere ciò che non sappiamo o che frugalmente abbiamo affrontato nella vita, sono certamente ingredienti essenziali per mantenersi in forma.
La longevità non è tutto. Una cosa è vivere a lungo e per tanto tempo e una cosa è vivere di traguardi, di esperienze, di conoscenze acquisite grazie al proprio lavoro, agli studi e alle frequentazioni.
Dare risposte ai propri desideri, i più diversi e anche i più teneri o materiali, sono convinto, è il più potente motore nell’impiegare al meglio il nostro tempo.
Un modo franco per sentirsi ed essere liberi, accettando naturalmente tutte quelle regole che educano a quelle libertà sane e condivisibili con gli altri valori di una società organizzata.
E allora non lasciamoci sfuggire l’opportunità di vivere, in tutti i sensi, questo nuovo anno, di spenderlo e di impiegarlo nel modo migliore, per noi stessi ma anche per gli altri che, confidano su di noi e in ciò che possiamo fare, per essere stati d’esempio e aver dimostrato di aver sempre creduto nell’«anno che verrà».
Foto: Arek Socha da Pixabay