Va’, e fa’l bravo
Un commovente pensiero per i genitori che non ci sono più da tanto tempo. Quanto erano preziose anche solo poche parole dette al momento giusto, o anche solo uno sguardo! La memoria col tempo svanisce, annebbia i ricordi, ma rimane la traccia dell’incommensurabile tenerezza del suono anche di una sola parola detta, decenni prima, da una mamma o da un papà.
Ci sono dei momenti che, proprio quando meno te lo aspetti, ti vengono alla mente.
Li rivedi così nitidamente che quasi ti sembra impossibile che non ci siano più, che non ti guardino o ti parlino come sempre hanno fatto. Nei momenti in cui capivano che “Tu” avevi bisogno di loro. E di loro, ora che è anche passato tanto tempo, ne avremmo sempre avuto un estremo bisogno. Anche ora che non siamo più giovani e ci avviciniamo alla loro età, a quella che avevano quando ci hanno lasciato. Il loro ricordo è da stimolo ed esempio ad andare avanti, ed avere coraggio, a resistere e a cercare di ritrovarci nei loro stessi comportamenti, nelle parole che avevano verso di noi. Certo, erano altri tempi!
Per stare bene, avevamo bisogno di molto poco, anche se quel poco non sempre era disponibile o non ce lo si poteva permettere. E anche quando le difficoltà erano tali e tante da rendere tutto difficile e rocambolesco, quel poco, a volte pochissimo, era comunque abbastanza. Non un lamento, mai un’imprecazione contro un destino, contro qualcuno o qualcosa, che li costringeva a rompersi la schiena ogni giorno per vivere una vita modestissima.
Poi, quando diventammo un po’ più grandi e le cose cominciarono ad andare meglio, e avrebbero potuto rallentare o riposarsi un po’, continuarono a lavorare, come sempre avevano fatto e come gli era stato insegnato, non facendoci mai pesare la loro fatica ed i sacrifici che quotidianamente facevano.
Era una presenza costante e silenziosa, discreta ed invisibile, come se volessero osservarci ma allo stesso tempo lasciarci fare, perché sapevano che eravamo dei bravi figlioli. Già, quante volte da bambino li ho sentiti ripetere: “va’, e fa’l bravo”. E quel “va’, e fa’l bravo” è rimasto dentro di noi e si è così radicato che sempre, in ogni circostanza, ci tornava e ci torna alla mente. Così ci hanno insegnato a crescere, a diventare adulti.
Il “va’, e fa’l bravo” di Lei era, da bambini, accompagnato da un’amorevole carezza, da adolescenti era uno sprone ad impegnarci di più nello studio, verso il prossimo, nel cercare di aiutare la famiglia per quello che potevamo.
Quello di Lui per la verità l’ho sentito poche volte, anche da bambino solo in rare circostanze quando, nonostante il penetrante linguaggio dei suoi occhi, non lo avevo compreso.
Ma non per questo non manifestavano, anche se sempre velatamente e in maniera assai compita, la loro soddisfazione nei nostri confronti per quello che facevamo, per i nostri risultati, per i nostri comportamenti. Percepivamo la loro presenza, la loro vicinanza. Li sentivamo vicini per le domande che ci facevano, per il modo in cui le ponevano e quando qualcuno di noi sembrava essere preoccupato, ecco che allora, pur non sapendone il motivo, si preoccupavano anche loro. Allora e solo allora, ma sempre con la più compita discrezione, cercavano di saperne di più per essere, anche solo con le loro parole, di aiuto e di conforto. E quanto lo fossero di aiuto e di conforto quelle parole, pur semplici e forse desuete, ce ne accorgiamo oggi che non ci sono più, che non possiamo più ascoltarle.
Sono tanti anni, troppi, che ci hanno lasciato e che non sentiamo più le loro voci, non vediamo le loro gesta, i loro occhi. però stranamente il loro ricordo è sempre vivo in noi. Anzi, più passa il tempo e più affiorano dalla memoria fatti e circostanze che non pensavamo più di ricordare, situazioni oggi anche difficili da immaginare. Così che il tempo, pur con tutta la sua inesauribile forza, non è riuscito a cancellarli totalmente, li ha forse scalfiti, annebbiati ma non annullati.
E se oggi ci vedessero, ci riconoscerebbero? Forse, con i nostri capelli bianchi ed il corpo ormai massiccio, con le rughe del tempo e delle preoccupazioni, anche loro faticherebbero un po’. Ma, dopo un’iniziale sorpresa, ne sono certo, ci stringerebbero e ci abbraccerebbero come fossimo ancora degli adolescenti bisognosi delle loro rassicurazioni, della loro presenza.
E se il buon Dio ci desse davvero la possibilità di incontrarli, anche solo per pochi minuti, sarebbe più grande la gioia di averli rivisti o il dolore di non rivederli più? Chissà, forse è proprio questo uno dei motivi che ha spinto il Creatore a spezzare e dividere definitivamente le diverse esistenze, quella terrena e quella dell’aldilà. Resta comunque difficile, anzi impossibile, rispondere a questa domanda, ma una cosa è certa: loro, che hanno conosciuto la maestosità del Regno dei cieli, ci lascerebbero alla stessa maniera, silenziosa come è stata la loro esistenza, con la stessa frase con cui siamo cresciuti: “va’, e fa’l bravo!”.
E noi, bravi lo siamo stati. Abbiamo cercato sempre, pedissequamente, di seguire il loro esempio, il loro insegnamento, pur affrontando problemi diversi e regole che il decorso del tempo aveva intanto mutato e trasformato. Abbiamo però sempre fatto l’impossibile, così come ci è stato insegnato, per rispettare quelle regole, e lì dove non era possibile farlo, pur forse qualche volta renitenti, abbiamo preferito non operare, non partecipare. Perché questo è stato il loro insegnamento che, con tutte le nostre forze, abbiamo trasmesso e trasferito ai nostri figli.
Perché siamo sempre più convinti che, con il tempo che passa, pur aumentando il tempo che ci separa da quando loro non ci sono più, tanto più si accorcia e si avvicina il tempo in cui li rivedremo, e questa volta per stare sempre insieme, per non separarci più. Anzi, anche in questa circostanza ci accorgeremo che avranno lavorato anche Lì per noi, per preparare il nostro arrivo, per farci trovare tutto pronto.
Da così adulti, però, nell’incontrarli, forse avremo la grande malinconia di non sentirci più dire: “va’, e fa’l bravo”.